L’ideatore, cuoco e attivista austriaco del wastecooking, David Gross, ha fatto propria la filosofia anti-spreco nel campo alimentare, rendendo evidente come sia necessario un cambio nelle abitudini delle persone di tutto il mondo: in effetti il termine anglosassone significa “cucinare gli avanzi”.


Questa idea partì da un esperimento di Gross che, rovistando tra i rifiuti, rimase sconvolto dal “tesoro” che vi si trovava dentro: vi erano tanti di quegli avanzi che il cuoco riuscì ad organizzare un’ottima cena per gli amici. Da quel momento in poi, tutto il pensiero dell’attivista austriaco si riconvertì in un’ottica anti-spreco. Da qui in avanti, quella che è stata un’intuizione di Gross, diviene una vera e propria moda, dato che anche altri chef iniziano a lanciare nei loro ristoranti stellati la linea del “non buttare mai nulla”. In Italia, tra i più attivi sulla linea anti-spreco è Fabio Picchi, il quale, in base alle esigenze e ai gusti dei clienti, ha trasformato il menu del suo ristorante in una buona cucina domestica, utilizzando gli avanzi dei pasti precedenti.


La filosofia del riuso e del riciclare va accostata ad ogni momento della giornata e dovrebbe implicitamente entrare a far parte della nostra routine quotidiana. In casa bisogna evitare di buttare via il cibo, sebbene lo spreco alimentare non sia un problema circoscritto solo alle cucine domestiche.
Riflettiamo su quante tonnellate di alimenti vengono buttate mensilmente o anno per anno in tutto il mondo. Se vogliamo dare una cifra sulla quantità di cibo buttato, solo in Europa si stima che circa 90 tonnellate di alimenti finiscono nella pattumiera. Un dato che appare come una beffa se pensiamo ai Paesi dove la fame è una piaga dilagante con bambini denutriti con poche possibilità di sopravvivenza.
Il problema della fame nel mondo è una questione seria che chiama in causa ognuno di noi, per stile di vita e spinti dalla tendenza consumistica, abbiamo la necessità di ricostruire una coscienza etica e sociale. Dobbiamo rompere definitivamente il muro dell’indifferenza che non ci fa prendere coscienza degli 8mila bambini che ogni giorno muoiono di fame, mentre noi occidentali buttiamo chili e chili di cibo ogni anno.
Un problema su cui è stato preso un impegno formale: l’Onu, infatti, ha fissato per il 2030 l’obiettivo di azzerare la fame nel mondo, con l’Agenda 2030.
Dunque, ben vengano questi esempi “stellati” di riuso in cucina, anche se non bisogna per forza entrare in un ristorante per scoprire come fare ottimi piatti con gli avanzi. Basta pensare alle nostre nonne che cucinavano con cura, perché sapevano che il cibo era prezioso, sia perché non ve ne era in abbondanza e sia perché conoscevano la fatica per far crescere le coltivazioni o mandare avanti allevamenti.


Come affermava il filosofo tedesco Feuerbach l’uomo è ciò che mangia, non solo a livello materialistico ma anche dal punto di vista relazionale, nel senso che ogni tappa della vita dell’uomo, che sia battesimo o matrimonio, è scandita dalla presenza immancabile del banchetto.
In queste occasioni, dunque, sarebbe significativo evitare inutili sprechi e dimostrare attenzione, cura e rispetto per ciò che c’è sui nostri piatti, consapevoli che in altre parti del mondo anche una fetta di pane è un lusso. Se, dunque, l’uomo è ciò che mangia, allora cominciamo dalla tavola a dimostrare il cambiamento che da anni stiamo invocando.

“La spazzatura è una grande risorsa nel posto sbagliato a cui manca l’immaginazione di qualcuno perché venga riciclata a beneficio di tutti”.

La citazione di Mark V. Hansen, speaker motivazionale americano, non può che cadere a fagiolo in un’era in cui il consumismo va di pari passo con la nostra vita quotidiana, di conseguenza abbracciare la filosofia del dare una nuova possibilità ad oggetti di cui ci vogliamo disfare è solo un piccolo passo per un mondo più sostenibile e libero da sprechi.

Riusare e riciclare sono diventate parole d’ordine persino nel mondo dell’arte e può essere d’esempio per il cittadino ad operare in piccolo un’opera di “non spreco” nella vita di tutti i giorni: il claim del nostro vivere comune dovrebbe proiettarsi verso il non sprecare. Questa tendenza necessita di un’educazione ambientale proiettata verso la sostenibilità, per contrastare la cattiva abitudine dell’usa e getta, una consuetudine che ha effetti negativi sull’ambiente, basti pensare all’uso eccessivo di vettovaglie di plastica. Infine tutto o la maggior parte degli oggetti può essere riciclato.

Chiediamoci a questo punto come poter recuperare bottiglie con i relativi tappi. Sappiamo tutti che uno dei principali mali del mondo è la plastica, i nostri oceani sono sommersi da bottiglie e bicchieri. Giusto per dare un’idea di quanto tempo impieghi una bottiglia in PVC a degradarsi: può rimanere sul terreno da un minimo di 100 anni ad un massimo di 1000. Ecco, proprio per questo motivo dobbiamo cercare di prediligere il vetro, ma se proprio siete dei consumatori incalliti di plastica, potete trasformare le bottiglie in piccoli vasi per i fiori o semplici contenitori dove mettere all’interno sale colorato e dare vita a una piccola opera d’arte sostenibile, magari coinvolgendo i vostri figli. Peraltro pochi sanno che la plastica recuperata può essere convertita in una fonte d’energia: con una sola bottiglia in PVC si può tenere accesa una lampadina di 60 watt per un’ora. Per i tappi è tutta un’altra storia, dipende da voi consumatori. Potete trasformarli in segnaposto personalizzati se avete in programma un evento particolare e volete essere “alternativi” realizzando delle vere e proprie creazioni ecosostenibili; insomma, diamo spazio alla creatività! Se avete a cuore il sociale e l’integrazione allora non potete non sapere che esistono numerose onlus che raccolgono tappi di plastica per comprare carrozzine per i diversamente abili o altre apparecchiature mediche. Vi raccomandiamo di prestare la massima attenzione e di affidarvi ad associazioni no-profit serie che si occupano realmente di solidarietà. Badate bene che la truffa è sempre dietro l’angolo!

Concludiamo con un proverbio Masai che recita: “Trattiamo bene la terra in cui viviamo: essa non ci è stata donata dai nostri padri ma ci è stata prestata dai nostri figli”. Non c’è bisogno di aggiungere altro se non che di terra ne abbiamo una, il nostro compito è proteggerla e preservarla anche per coloro che verranno dopo di noi.

Maleducati e dannosi. Con questi due aggettivi potrebbero essere descritti gli incivili masticatori di chewing gum che, incuranti dell’ambiente e del decoro, buttano le loro cicche dove capita: per strada, al mare, perfino su autobus e mezzi pubblici.
Un gesto in apparenza da monello, ma che in realtà diventa un grande danno ambientale ed economico. Per capirne l’entità basta pensare che in Italia si consumano 23 mila tonnellate di gomme da masticare ed il tempo di decomposizione di una cicca è di almeno cinque anni. Immaginate cosa diventerebbero le nostre città ed i luoghi che frequentiamo se ognuno di noi si abbandonasse ad atteggiamenti incivili di questo genere. Inoltre, il costo - stimato dall’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori (Aduc) - per ripulire le strade e le piazze dalle chiazze scure delle gomme è di circa 1 euro per cicca ed il tempo necessario per l’operazione di pulizia è pari a 2 minuti. Insomma, dati alla mano, si comprende bene che sarebbe meglio adottare comportamenti civili sia per l’ambiente che per le nostre tasche.

Come fare, allora, per evitare di abbandonare le cicche per strada o di appiccicarle sotto alle panchine o, peggio, in prossimità di monumenti?

Una prima soluzione potrebbe essere quella di portarci dietro un porta-cicche, magari fatto con materiale di riciclo, come scatolette di plastica vuote e inutilizzate, tipo quelle delle mentine. Si potrebbero raccogliere le gomme masticate e poi conferirle tra i rifiuti.

Oppure, per chi mastica gomme quotidianamente, basterebbe avvolgere il chewing gum consumato in un pezzetto di carta e buttarlo nei cestini per strada.

Comprendere gli effetti positivi di questi piccoli gesti può essere determinante per modificare le pessime abitudini di quanti pensano di non arrecare danni buttando una piccola cicca, ancor di più della minaccia di sanzioni che pure sono previste dalla legge. In Italia, infatti, è vietato buttare cicche e mozziconi di sigaretta, con multe che possono variare da Comune a Comune.

Ma se siete dei masticatori accaniti e non volete rinunciare al movimento della mandibola, segnaliamo anche l’esistenza di gomme completamente biodegradabili e vegetali: sono le Chicza Rainforest Gum. Arrivano dal Messico e si dissolvono solo dopo due mesi.

Ma davvero le cicche, una volta consumate, non possono avere una seconda vita? Davvero non si possono riciclare?

A questa domanda ha risposto la giovane Anna Bullus, che ha inventato il modo per riciclare le chewing gum, trasformandole in contenitori, stivali per la pioggia, tazze, cover per smartphone ed altri oggetti.


La giovane designer del Regno Unito, dopo tre anni di ricerca, ha sviluppato il materiale denominato Gum-tec, che viene utilizzato per la realizzazione dei prodotti riciclati, a loro volta totalmente riciclabili. Inoltre, per la raccolta delle cicche,  ha creato dei contenitori anch’essi realizzati con gomma da masticare. Per ora sono stati avviati, con buoni risultati, due esperimenti per verificare l’efficacia di queste azioni, entrambi nel Regno Unito.

Chissà se questo progetto avrà fortuna e se le cicche ritorneranno a noi sotto forma di altri oggetti, liberando finalmente le strade ed i luoghi che frequentiamo da quelle orribili e dannose chiazze nere delle cicche abbandonate.

Chissà se anche questa volta il riciclo ci verrà in aiuto non solo per salvaguardare l’ambiente, ma anche per salvare la bellezza delle nostre città.

Mixed media art, cos’è e quali benefici si ottengono?

Con il termine di mixed media art si fa riferimento a quella tecnica con la quale vengono realizzate opere d’arte mediante l’utilizzo di più materiali.

Se nei tempi antichi il mix (la miscela) poteva essere costituito da pigmenti colorati unito a sabbia, olio o altre materie disponibili in natura da usare su differenti supporti (intonaco, vetro, stoffa, ecc…), con il passare del tempo e con la maggiore disponibilità di oggetti sempre più reperibili attorno a noi, si è arrivati a mischiare tra loro materiali più impensabili per realizzare vere e proprie opere d’arte.

Quali materiali si possono utilizzare?

Ritagli di giornale, pizzi, merletti, nastrini, timbri, colle, bottoni, resine e quant’altro sono preziosissimi elementi sempre più utilizzati per arricchire ed ornare dipinti o sculture (si pensi, ad esempio, all’altered booking – libro alterato – con cui vecchi libri vengono decorati nelle loro singole pagine per ricrearne di nuovi).

A monte della mixed media art, quasi sempre, è la tecnica del collage con cui vecchi ritagli, foto, immagini ecc…vengono recuperati per decorare i più strani supporti ( tele, quadri, oggetti vari) che, invece di essere gettati, tornano a nuova vita.

Cosa serve per approcciare a questa forma di arte?

Per cimentarsi in questa originalissima forma d’arte si dovrà semplicemente avere tanta fantasia, un po’ di materiale di scarto e voglia di liberarsi dallo stress della vita quotidiana,

Dunque, Oltre alla gratificazione artistica, la mixed media art porta anche benefici a livello psico-fisico?

Assolutamente sì. E’ stato scientificamente dimostrato che manualità e fantasia possono apportare al nostro organismo importanti benefici quasi simili a quelli che otteniamo dalla pratica di attività fisica.

Qualche suggerimento per chi si vuole avvicinare a questa forma d’arte?

Magari proprio con le belle giornate ci si potrebbe recare al mare, camminare un po’, raccogliere conchiglie, incollarle su un qualunque supporto e, assieme a ritagli di giornale, immagini marine, colla e sabbia, realizzare un quadro per decorare una terrazza estiva! O se invece se si è un instancabile conservatore di ricordi più preziosi ci si può cimentare a realizzare “la scultura dei ricordi”. Ad esempio, se in cantina non si ha più spazio per i giocattoli dei propri figli, si possono prendere quelli più piccoli, incollarli tutti insieme dandogli la forma più gradita, spruzzare dello spray del colore che si preferisce e comporre un soprammobile della cameretta dei bambini o base di una lampada!   

Riusare oggetti inutilizzati, dunque, può essere anche una forma d’arte!

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