La questione della parità di genere è un tema estremamente delicato e dibattuto che riguarda tutte le popolazioni, dai paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo. Il quinto obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030, redatta dall'ONU nel 2015, ci espone le linee guida per raggiungere entro il 2030 l'uguaglianza di genere e l'emancipazione delle donne e delle ragazze di tutto il mondo. È un percorso in salita e non privo di ostacoli quello di porre fine ad ogni forma di discriminazione nei confronti del genere femminile. Sono stati fatti molti progressi, ma la strada da percorrere è ancora tanta.
La parità di genere è un diritto fondamentale per costruire una società equa, solidale, pacifica e sostenibile, sebbene ancora oggi in ogni paese del mondo donne e bambine continuano a subire violenze e discriminazioni: garantire l'accesso ad un'istruzione equa, alle cure mediche ed assistenziali, avere il diritto ad un lavoro dignitoso e ad avere ruoli importanti in processi decisionali.
Uno dei traguardi che tutti i paesi mondiali si sono impegnati a sottoscrivere è quello di eliminare ogni forma di violenza contro tutte le bambine, ragazze e donne all'interno della sfera pubblica e privata, incluso il traffico a fini di prostituzione e sfruttamento sessuale. Entro il 2030 è necessario, per costruire una società basata su uno sviluppo sostenibile, eliminare tutte quelle pratiche nocive a partire dalle mutilazioni genitali femminili fino al matrimonio forzato o combinato di bambine.
Anche su questi due fronti si stanno facendo dei piccoli passi avanti; è notizia degli ultimi giorni, precisamente il 2 maggio 2020, che il Sudan ha finalmente abolito con una legge le mutilazioni genitali femminili, pratica che viene effettuata su 9 donne su 10: l'Unicef stima che l'88% delle donne sudanesi tra i 15 e i 49 anni ne siano state coinvolte. Un consistente declino c'è stato anche sul fronte dei matrimoni precoci, sebbene ci siano ancora, secondo Save the Children, circa 12 milioni di spose bambine nel mondo, soprattutto in paesi come il Bangladesh, l'India e Nepal. Le cause sono molteplici: un quadro legislativo che non tutela i diritti dei minori, politiche inadeguate che non proteggono le fasce più deboli della popolazione, analfabetismo e povertà.
Pertanto l'obiettivo 5 mira ad ottenere la parità di opportunità tra uomini e donne su tutti i livelli, dall'ambito domestico fino a quello lavorativo.
Un'altra questione spinosa è la discriminazione sul posto di lavoro con impatti negativi a livello economico, sociale, ma anche sulla sfera psico-fisica della donna interessata. Secondo le stime dell'ILO, International Labour Organization, le donne sono ancora lontane dal raggiungimento di genere nel mondo del lavoro e spesso con mansioni poco qualificate e retribuite. Prendiamo come esempio il nostro paese: In Italia il gender gap, ossia la differenza retributiva tra salario annuale medio percepito dalle donne e quello degli uomini, è ancora maggiore: il Global Gender Gap Report 2020 colloca l'Italia al 76esimo posto mondiale nella classifica delle nazioni che attuano la parità salariale. Alcuni dati: una donna italiana guadagna in media 17.900 euro a fronte dei 31.600 medi annui degli uomini. Nel resto del mondo la situazione è simile a quella del nostro paese.
Concludendo, il traguardo più importante del quinto obiettivo è quello di adottare politiche concrete a favore delle donne e favorire l'empowerment: forza, autostima e consapevolezza di tutte le donne in tutte le fasce di età.