Il primo obiettivo dell'Agenda 2030, programma d'azione per le persone e per il pianeta redatto dall'ONU nel 2015, é quello di porre fine ad ogni forma di povertà ed esclusione sociale nel mondo o quantomeno ridurre almeno della metà la quota di popolazione che vive in miseria. Questo traguardo ė uno dei più ardui e complessi da raggiungere, poiché le sfide che devono affrontare le organizzazioni no-profit o i governi stessi sono tante: conflitti e interessi interni alle nazioni più povere e purtroppo anche la consapevolezza che il colonialismo non è mai sparito del tutto.
Secondo l'Unicef, nel mondo 836 milioni di persone vivono in condizioni di estrema povertà, basti pensare che un abitante su cinque vive con meno di 1,25 dollari al giorno: una miseria diffusa soprattutto nei paesi in via di sviluppo e in quelle nazioni fragili dal punto di vista politico, economico e sociale. Per queste donne, uomini e bambini povertà significa non solo essere incapaci di soddisfare i comuni bisogni giornalieri, come mangiare o comprare vestiti o andare a scuola, ma comporta, in misura ben più grave, una bassa qualità della vita e di conseguenza emarginazione sociale.
L'esclusione sociale é la diretta conseguenza dell'indigenza poiché la persona povera non può ambire a un miglioramento della qualità di vita, non può scegliere e soprattutto non può esprimersi. A questo proposito uno dei traguardi fissati dal primo obiettivo dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è quello di assicurare che tutti gli uomini e donne, con un occhio di riguardo verso le fasce più deboli della popolazione, abbiano uguale accesso ai servizi di base, il diritto alla proprietà qualunque essa sia e libera fruizione delle risorse naturali.
Ribadiamo che la povertà va oltre la mancanza di un reddito per sostenere una vita dignitosa; l'indigenza provoca fame e malnutrizione, l'accesso limitato all'istruzione e la mancata partecipazione in questioni decisionali importanti (un esempio sono i senza casta in India).
Mancanza di benessere significa quindi vivere in case e quartieri degradati, lavorare in condizioni disumane, in luoghi insalubri e privi di qualsiasi tipo di tutela. Questa condizione contribuisce a rendere l'individuo fragile, senza futuro e i cui diritti fondamentali gli sono negati. Anche in questo caso l'ONU pone delle direttive affermando che bisogna creare dei quadri di riferimento politici a livello nazionale ed internazionale, garantendo e fornendo programmi effettivi per i paesi in via di sviluppo e per quelli meno sviluppati per porre fine alla povertà in tutte le sue forme.
La povertà rende un uomo solo, isolato dalla società in cui vive o cerca di sopravvivere e, come afferma il giornalista e sociologo canadese Malcom Gladwell, "la povertà non è privazione, è isolamento".