L’attenzione alla sostenibilità sta diventando una guida per il futuro dei grandi marchi di moda mondiali e la ricerca del tessuto perfetto, ma che sia ecologico è il punto nevralgico. In Italia c’è ancora molta strada da fare dato che solo il 12% dei rifiuti tessili è riciclato: secondo le statistiche si raccolgono un 1,6 chilogrammi di abiti usati a persona, una media inferiore a quella europea.
L’industria tessile ha un ruolo fondamentale a livello ambientale poiché incide considerevolmente sul consumo mondiale di risorse idriche e le eccessive emissioni di gas serra. In questo frangente le associazioni ambientaliste come Greenpeace, si stanno battendo contro le pratiche impattanti del settore tessile e dell’abbigliamento. Sulla base di questo la sostenibilità nel campo della moda vuol dire essere costantemente aggiornati su nuovi tessuti e materiali a impatto ambientale zero, magari provenienti dal riciclo. Di conseguenza c’è bisogno di una maggiore consapevolezza riguardo la scelta di tessuti ecologici o materiali riciclati, in grado di ridurre le emissioni in atmosfera di gas.
Per fare maggiore chiarezza, per tessuti ecosostenibili si intendono tutti i tessuti di origine naturale che provengono da fibre organiche o da animali, come la lana, la juta e il cotone. Sfatiamo un mito: ciò che rende questi materiali realmente sostenibili è il processo produttivo che li rende davvero ecologici. Un’altra storia è data dai tessuti non rinnovabili, che difficilmente riescono ad essere riciclati e che hanno una bassa biodegradabilità; parliamo di lycra, nylon o elastam, che spesso vengono impiegati in calzetteria. Quando si parla di tessuti riciclati intendiamo quei tessuti che possono essere riciclati all’interno di un processo produttivo o che nascono da materiali di scarto: due esempi possono essere dati dalla lana e dal cotone riciclato.
Dal genio creativo dei nostri giovani nascono startup che studiano e progettano su come far nascere da materiali di scarto nuovi tessuti pronti per calcare in maniera sostenibile le passerelle di tutto il mondo. Ad esempio, WineLeather, una startup trentina, deve la sua notorietà alla biopelle ricavata dalle vinacce. Questa biopelle è interamente 100% vegetale, è resistente come la pelle e soprattutto è cruelty-free. Avete mai pensato che dagli scarti delle arance può nascere un tessuto vero e proprio? Ebbene sì, è possibile grazie agli studi di due studentesse del Politecnico di Milano che sono riuscite a sviluppare il brevetto del “tessuto d’arancia”. Effetti benefici per la pelle sono assicurati! Un altro tessuto futuristico è quello che può essere ricavato dalla soia e dal mais; nel primo caso, avremo un tessuto morbido e lucido, mentre nel secondo caso sarà leggermente rigido ed utilizzato per imbottiture di materassi, divani e cuscini. Il denominatore comune è l’essere 100% sostenibili e green.
Il futuro della moda è la sostenibilità, un processo che si sta incamminando verso la tutela all’ambiente e delle persone che ci lavorano, un mondo sempre più green è possibile.
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